Le differenze tra Disneyland o Mirabilandia o l’Acquafun di Riccione e Venezia ormai sono impercettibili. Di giorno poi, scompaiono completamente. Per questo alcuni veneziani escono solo col buio, come i pippistrelli, ma non trovando più nessuno per strada, si deprimono e tornano a casa mugugnando. Non ci sono mezze misure a Venezia. Una casa su due è vuota o sfitta o è la seconda, terza, quarta casa di chi arriva in città solo quando c’è qualcosa da vedere. L'altra metà è un bed & breakfast. A Venezia succede tutto tra l’ultima settimana di agosto e la prima di settembre: Festival del Cinema, Regata Storica, vernissage della Biennale Architettura, Festa dell’Unità, di Liberazione... Ciò è anche noto come "ottima programmazione". C’è chi è entrato ad una festa nel Palazzo Veneziano di Turno il 27 di agosto e si è arenato il 9 settembre nella spiaggia dell'Excelsior al Lido, visibilmente provato ma contento, e scambiando l'eccezione per la regola ha raccontato in giro a centinaia di bocche aperte e suggestionabili la magia della città lagunare. Quando il suggestionato a sua volta arriva, dopo il 9 settembre, è rimasto ad accoglierlo solo la simpatica orda di gondolieri, tassisti, baristi, menù turistico, pizza a metro, vetro, maschere e merletti autenticamente made in China.
A volte in quella che sembrava una casa abbandonata si apre un balcone cigolante da cui si affaccia un anziano di 120 – 130 anni che chiede al passante notizie sulla salute di Vittorio Emanuele III. Siccome il passante è al 99 per cento un turista, guarda interdetto l'apparizione spettrale, la flasha implacabile e l’anziano perde l’ultima diottria che gli rimaneva. Si calcola che durante una vita un veneziano subisca suo malgrado 25 milioni di scatti. Da cui l’abbronzatura perenne, che qualcuno spaccia per seconda casa a Cortina. Ormai il turista aspetta il veneziano all’uscita di casa: guarda, un residente! Flash! Che strano, ma come è fatto? Non toccarlo! Flash! Mamma posso dargli da mangiare? Flash! Alcuni se ne vanno delusi perché il residente non è uscito con la maschera da dottore della peste, o con una parrucca di dieci chili, un neo falso tra il naso e le labbra e la faccia imbiancata, fischiettando Vivaldi. Nonostante ciò, qualcuno ci prova lo stesso, gli tira una moneta e gli chiede "Le quattro stagioni”; qualcun altro, dieci euro e una prosciutto e funghi.
Del Carnevale non parlo. Di solito me ne vado per improrogabili impegni completamente inesistenti.