s|a

soglia di attenzione

venerdì 17 aprile 2009

s|a 2.0

Avviso ai naviganti: s|a su blogger va in pensione e passa a wordpress.

In puero veritas

Spesso accompagnavo mia madre dal parrucchiere. «Che vuoi fare da grande?», mi chiedevano le signore; e io rispondevo: «Voglio andare in pensione». La mia risposta aveva una spiegazione. Quando facevo i castelli di sabbia nel parco vedevo degli individui nervosi con una borsa in mano che correvano a prendere degli autobus affollati; allora chiedevo alla mamma: «Che fanno?», e lei: «Vanno a lavorare». Vidi anche un signore anziano che sedeva tranquillamente su una panchina a godersi il sole, e domandai: «E lui, che ci fa qui?» - «È in pensione»: beh, da quella volta la pensione mi apparve dotata di notevoli attrattive.

P. K. Feyerabend, Ammazzando il tempo. Un'autobiografia

sabato 11 aprile 2009

Amicizie

Ciao Cris,
ho ricevuto il ciddì, che figata, e pure l’immagine sul disco! A dire il vero non è che lo stessi aspettando da quando mi hai detto che me l’avresti mandato, no, ma va, non è mica che tutte le mattine e tutte le sere da un mese a ‘sta parte, quando uscivo o rientravo a casa, io guardassi nell’abisso senza fondo della mia echeggiante vuoto cassetta della posta, restando a volte incastrato con la testa come Charlie Brown quando aspetta le valentine, e non è che allora mi allontanassi sconsolato perché la mia giornata già non mi avrebbe offerto nulla di nuovo ma solo la tragica ripetizione dell’uguale, delle abitudini usurate, se uscivo, o un triste ritorno in un freddo monolocale silenzioso perché non avevo voglia di mettere dischi mille volte ascoltati davanti a un freddo piatto di asparagi con la maionese (eh, lo so, ce la metto dappertutto, cazzo vuoi?!), ricevendo così l’ennesima conferma che la vita è dolore, sangue e lacrime, o pessimismo e fastidio, per citare un pensatore contemporaneo, peccato però, è proprio un peccato che non possiamo fare a meno di forgiare senza sosta illusioni che poi verranno puntualmente travolte dall’espresso Milano-Venezia delle 14:27, il quale nemmeno si accorgerà che le ha travolte e proseguirà imperterrito col suo ritardo di 1 h. e 25 minuti, lasciandoci basiti cercando di capire cosa vuol dire basiti, e nel frattempo anche noi adesso siamo in ritardo e ci tocca correre senza pensare a quello che ci è appena successo, alla prospettiva allungata della cassetta delle lettere che cela un fondo oscuro e invisibile, di cui non si vede la fine tanto che viene voglia di inserire la mano nel pertugio (ha ha ha ha ha, pertugio, ma che cazzo di lingua è l’italiano?) se non fosse che abbiamo visto troppi film dell’orrore e chi sarebbe così pazzo da inserire la mano nel pertugio (ha ha ha…) nero senza fondo, eppure una strana forza ci spinge a farlo, abbiamo anche dimenticato la chiavetta e c’è il rischio di rimanere pure incastrati, incastrati con la mano in un buco tenebroso non sappiamo se così vuoto che ci inghiottirà o pieno di chissà cosa che ci inghiottirà, magari è una prova come quella di Dune e solo una vergine illibata può uscirne viva, tu dirai allora ne uscirai vivo, embè che c’è, siamo in molti sai a riservarci per il magico momento della copula post nuziale, ammazzandoci nel frattempo di pornazzi e seghe a cremagliera, e caricandoci di un’ansia da prestazione che neanche Sergeij Bubka nel famoso duello con Tierry Vigneron nella finale dei campionati mondiali di atletica di Roma dell’84, tanto che nella maggior parte dei casi l’eiaculazione avviene in 12 secondi netti lasciando la coppia interdetta e a volte mandando all’aria il matrimonio celebrato con gran dispendio di soldi e sorrisi solo qualche ora prima, ma dov’ero rimasto, ah sì, fermo in stazione perché ho perso il treno per rovistare nel pertugio (…) abitato dalle grida dei mostri della solitudine e dal silenzio squarciato solo dall’eco delle grida dei mostri della solitudine e dal silenzio squarciato solo dall’eco delle grida dei mostri della solitudine e dal silenzio squarciato solo.

Ste

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Ciao Stè,
che ficata, sono tornato punk per tre giorni! No vabbè e che sono andato a Londra in compagnia di Sim e Michele "Lu Pank!" (con cui ho condiviso buona parte della mia turbolenta adolescenza). Non ti parlerò dei cd (45 giri, 33 giri, spillette, toppe inneggianti ad usi e costumi anarchici) che abbiamo acquistato per non dilungarmi. Ti dirò soltanto che il titolare di "Rough Trade" ci ha consegnato le chiavi della città durante una solenne cerimonia tenutasi in Talbot Street. Al posto delle abituali veline c'erano due indolenti ragazzette in Dr. Martens e calze a rete che sputavano sul pubblico mettendo in bella mostra l'irriverente dito medio.
Se ti comporti bene ti faccio vedere "il filmino".

Spero che il ciddì sia di tuo gradimento vecchio mutandone! Adesso devo mettermi a lavorare però...non è che posso stare qui...insomma hai capito. Hai capito?
Prevedo una nuova compilazione a breve, forse : )

Cris

venerdì 10 aprile 2009

Mass Merda *

Io se fossi Dio maledirei per primi i giornalisti e specialmente tutti
Che certamente non sono brave persone
E dove cogli, cogli sempre bene.
Signori giornalisti, avete troppa sete
E non sapete approfittare della libertà che avete
Avete ancora la libertà di pensare, ma quello non lo fate
E in cambio pretendete
La libertà di scrivere
E di fotografare.
Immagini geniali e interessanti
Di presidenti solidali e di mamme piangenti
E in questo mondo pieno di sgomento
Come siete coraggiosi, voi che vi buttate senza tremare un momento:
Cannibali, necrofili, deamicisiani, astuti
E si direbbe proprio compiaciuti
Voi vi buttate sul disastro umano
Col gusto della lacrima
In primo piano.
Si, vabbè, lo ammetto
La scomparsa totale della stampa sarebbe forse una follia
Ma io se fossi Dio di fronte a tanta deficienza
Non avrei certo la superstizione
Della democrazia.

Io se fossi Dio di Giorgio Gaber - 1980


Sitografia
- il TG1 si vanta al bar
- Matrix: le domande di Lella Volta
- Porta a Porta: no comment

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* Il titolo è quello di una rubrica di Giornalettismo.

giovedì 9 aprile 2009

Alla scoperta dei copechi (parte 1)

Un breve inciso contenuto nella nota del post Umorismo calmucco, la frase in cui si alludeva alla saudade dei calmucchi seconda solo a quella dei copechi, ha scatenato la vibrata protesta del governo brasiliano, che ne rivendica il monopolio allegando un corposo dossier che prova come, in effetti, combinando le parole "saudade", "tristeza", "sozinho"* e "Gilberto"** si ottengano il 97% dei testi delle bossanova.

Ma un sentimento irrazionale come il patriottismo non può inficiare i freddi dati scientifici dell'antropologia e la classifica della saudade (nelle sue declinazioni che possono andare dalla tristeza alla depressão al pesimismu cosmicu) resta la seguente:
1. Copechi
2. Calmucchi
3. Brasiliani***

Un dato curioso è quello dell'Italia: dei 192 paesi iscritti all'ONU, è al quinto posto se si considera parte della popolazione Marco Masini:

3. Brasile
4. Portogallo
5. Italia + Marco Masini
6. Transilvania

Scende invece al 151º posto senza:

150. Paperopoli
151. Italia - Marco Masini
152. Bora Bora
153. Acquafun
...
192. Boschetto della mia fantasia

Dato che sono arrivate migliaia di mail in redazione, curiose di un popolo con mia grande sorpresa sconosciuto, inauguriamo qui una rubrica periodica di cultura copeca, convinti in questo modo di contribuire all'amicizia e conoscenza fra i popoli.

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* Vuol dire "solo".
** Come autore. Gilberto, non a caso, significa "homem muito triste e sozinho".

*** Inoltre, e a scapito delle pretese brasiliane di primato nella saudade, è noto a tutti che in Brasile esiste un rituale capace di dissipare la saudade in pochi secondi: si formi una fila di persone e ognuno appoggi le mani sulle spalle o sui fianchi (nel caso di maschio con davanti femmina) della persona successiva; si faccia poi partire il cosiddetto "trenino", muovendosi sgangheratamente e con sorriso da ebete, ma soprattutto cantando il famoso mantra: eehh meu amigo charlie, charlie brown, a-e-i-o-u-ipsilón. Ad libitum e per non meno di due ore e mezza.

lunedì 30 marzo 2009

Io amo le Ferrovie dello Stato

Non so se sia stata una vendetta da parte delle Ferrovie dello Stato, che Dio le stramaledica da qui all'Eternità, per le mie non troppo lusighiere opinioni espresse in post precedenti sullo stato delle Ferrovie dello Stato, che Dio le stramaledica da qui all'Eternità. Fatto sta che oggi le care Ferrovie dello Stato, che Dio le stramaledica da qui all'Eternità, mi hanno riportato ai bei tempi in cui, quand'ero ggiovane, giocavo a tennis, amatorialmente s'intende, e tale sport mi stimolava delle variazioni davvero notevoli sul tema della bestemmia. Allora, dovete sapere che il quotidiano El País ha promosso anni fa, a distanza di tempo, due raccolte di film dal titolo "Un País de Cine" e "Un País de Cine 2", entrambe composte da 45 dvd a cadenza settimanale, il meglio del cinema spagnolo, con molti classici anche difficili da trovare. Ora c'era questo tizio delle Canarie che su eBay vendeva tutta la prima collezione a 70 euro. Stavo seguendo l'asta, avevo fatto la prima offerta. L'asta scadeva oggi alle 21.10. Gli avevo anche scritto che mi assentavo fino a quasi le nove, male che andasse, per andare a lavorare ma che poi mi sarei collegato prima che scadesse il tempo per eventualmente rilanciare. Non avevo contato con le Ferrovie dello Stato, che Dio le stramaledica da qui all'Eternità. Di solito prendo il treno a Udine alle 18.07 che arriva a Venezia alle 19.56. Cerco di prendere quello perché quello successivo, che parte solo 22 minuti dopo, ci mette però quasi mezz'ora in più ed è inoltre una vergogna di treno la cui caratteristica distintiva è di soffiare dal condizionatore aria a temperatura da geiser, dentro si sta male dal caldo, ve lo giuro sulla testa delle Ferrovie dello Stato, che Dio le stramaledica da qui all'Eternità. Purtroppo sapevo che oggi non sarei riuscito a prendere quello prima, ma anche con il cesso di treno seguente potevo riuscire a tornare in tempo utile.
Sì, ciao.
Partiamo alle 18.29 e dopo qualche minuto viaggiamo a finestrini aperti, con la bella sensazione del geiser di aria bollente che esce dall'alto scontrandosi con l'aria fresca dal di fuori, microclima sufficiente a stroncare qualunque essere vivente nello spazio di dieci minuti, anche perché è il più adatto alla formazione dei famosi tornado, che non escludo di vedere all'interno dello scompartimento nei prossimi giorni, magari portandosi via qualche stronzo maleducato. Oggi però sono stoico e pur con il rumore assordante della carrozza dai finestrini aperti, pur con il lato sinistro ghiacciato e quello destro cotto, non facendo troppo caso ai passeggeri che ogni tanto vengono risucchiati dalle turbolenze e scaraventati sui binari, me ne sto con le cuffiette attaccate al mac ascoltando la colonna sonora di Into the Wild e traducendo allo spagnolo un articolo sulla guerra civile. Poi comincia l'abisso. Ci fermiamo. Non so dove. Non so per quanto tempo. Passa un controllore trafelato: "ritardo imprecisato", "problemi tecnici", "le cavallette". Gente affacciata ai finestrini. Qualcuno comincia il suo eterodosso rosario. Poi ci muoviamo, ma lenti, molto lenti. Una fermata. Altra lunga sosta per passaggio a livello secondo me inesistente. Mi viene da urlare, "Oh, casellante, quanti ne passano?"*. Alla fermata successiva, il coup de théâtre, tutti giù per terra, si cambia treno. Applausi scroscianti. Arrivo alla stazione di Venezia delle Ferrovie dello Stato, che Dio le stramaledica da qui all'Eternità, quasi alle 21.30, a casa dieci minuti dopo. Apro il mac, mi collego, l'asta è chiusa, l'ho persa. Qualcuno si è portato via i miei 45 dvd a 73 euro e 50, che Dio ti stramaledica da qui all'Eternità, te e le Ferrovie dello Stato.

sabato 28 marzo 2009

Lezione di retorica: la sineddoche, ovvero la parte per il tutto

Totò: Teresa, qui c'è Ignazio e Ignazio fa su serio. Hai ricevuto il biglietto del riscatto?

Teresa: Sì sì, l'ho ricevuto, ma sai, chissà dov'è andato a finire, l'ho strappato, sta nel cestino delle carte.

Totò: Teresina, lasciami parlare! Se non ti sbrighi un giorno di questi ti arriverà a casa un orecchio. Quell'orecchio sono io, in persona.


Da Totò, Peppino e i fuorilegge. Telefonata tra Totò, rapito dal bandito Ignazio il Torchio, e la moglie Teresa (Titina de Filippo), che non crede al rapimento perché pochi giorni prima il marito, coadiuvato da Peppino, ne aveva simulato uno per andare a Roma col compare a divertirsi, con i soldi del riscatto, alla faccia dell'avarissima moglie.


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