soglia di attenzione

giovedì 31 luglio 2008

lepidotteri lascivi

"Solo mi ristora il televisore, utensile a me sconosciuto, ma di somma utilità per misurare l’implacabile distruzione a cui è sottoposto il genere umano. Una banda di malati mentali ha assunto il potere mondiale e prepara la sua autodistruzione mediante la frittura spirituale delle masse. Mi piacciono disordinatamente i quiz; sono come interrogatori della polizia, con tortura e tutto, ma animati da un pubblico che ride molto e batte le mani. C’è anche una sezione “informativa” molto graziosa: le immagini corrispondono sempre a un’altra cosa o sono di vari anni prima o di paesaggi alpini o di farfalle fornicando; appaiono con frequenza dei personaggi chiamati “politici” e spiegano quello che hanno mangiato a colazione, come stanno di salute, se si compreranno degli altri pantaloni e via di seguito. È più istruttivo di tutta la filosofia morale del XVII secolo."

Félix de Azúa, Diario de un hombre humillado, Barcelona, Anagrama, 1987, p. 219.

mercoledì 30 luglio 2008

Accogliente Italia

E così il senatore Salvo Fleres (PdL) ha proposto in commissione Bilancio del Senato un emendamento sacrosanto che modifica la norma approvata precedentemente dalla Camera, la quale avrebbe comportato un taglio indiscriminato degli assegni sociali.

L'emendamento rende inoltre più facile l'ottenimento di tale assegno per l'immigrato, che dovrà solo dimostrare di:

- lavorare in Italia in maniera continuativa dal 1860;
- saper spiegare con parole sue che cazzo significano i versi dell'inno di Mameli (non è consentito l'uso del dizionario);
- aver combattuto sul Grappa contro gli austriaci dimostrando inequivocabile sprezzo del pericolo;
- essere abbonato al Milan o all'Atalanta da almeno 10 anni;
- saper fare 100 palleggi col piede sinistro (col destro, se mancino o senza gambe);
- saper correre i 100 metri sotto i 9 secondi e 80 centesimi;
- saper stare in apnea almeno 10 minuti;
- aver ucciso l'Idra di Lerna, catturato il Cinghiale d'Erimanto e ritirato il lasciapassare A38;
- odiare gli immigrati.

Nel caso si realizzino tutte le condizioni, all'immigrato sarà rilasciato un prezioso permesso di soggiorno di 18 minuti per far domanda di assegno sociale. Se non farà in tempo a presentarla, decadranno i diritti acquisiti e andrà in prigione senza passare dal via.

Avanguardia Italia

Oggi il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola (qui dovreste ridere) ha inaugurato vicino a Civitavecchia una centrale elettrica a carbone.

Domani è atteso in Confindustria per la presentazione in grande stile di un'invenzione che rivoluzionerà il mondo: la ruota.

lunedì 28 luglio 2008

Il fascismo spiegato ai bambini

Ovvero: chi difende il cittadino dalle forze dell'ordine?

Ripubblico l’articolo di Luca Trinchieri, già apparso qui, su Liberazione e rilanciato anche sul blog come campa mattia.

C'è pure la televisione, per raccontare come la gioventù romana si diverte a Trastevere il venerdì sera. L'ora dell'aperitivo. Le vie attorno a piazza Trilussa gremite di persone. Cinque o sei bancarelle di venditori ambulanti. Un ragazzo ha appena regalato un paio di orecchini alla sua fidanzata. Le sirene della polizia colgono tutti di sorpresa. Non è un semplice controllo: tre macchine e una camionetta vuota che ha tutta l´impressione di dover essere riempita. È la prima operazione contro i venditori ambulanti dopo l'entrata in vigore del decreto sicurezza, che amplia i poteri per i sindaci in materia di ordine pubblico.

Mi fermo ad osservare, come molti altri. Non è curiosità, la mia. È un istinto di controllo. I poliziotti iniziano a sbaraccare i banchetti. Via la merce, raccolta sommariamente nei lenzuoli su cui era disposta. Un agente tiene un indiano stretto per il braccio, mentre dal suo viso trapela tutto, la paura, la rassegnazione, fuorché l'istinto di scappare. È ammutolito. Un donnone africano, del Togo, è invece molto più loquace. Se la prende quando l'agente raccoglie violentemente i lembi del telo a cui erano appoggiati gli orecchini e le collane che vendeva. «Fammi mettere nella borsa, almeno!» dice all'agente. «Non scappo, non ti preoccupare, ecco il mio permesso di soggiorno». «Ma perché tutto questo? - dice – non stavo facendo nulla di male». All'agente scappa un sorriso, forse un po´ amaro: «è il mio lavoro». Poi la donna incalza: «conosco la nuova legge. Ora mi fate 5.000 euro di multa. Ma perché non ci date un modo di fare questo lavoro regolarmente?» Nessuna risposta dall'agente, che se ne va e lascia il posto ad un collega, molto meno accomodante. «E muoviti, su!», dice senza accennare ad aiutarla a trasportare le sue cose. Lei, con lo stesso sorriso sul volto, chiude la valigia arancione e con le mani occupate dice «dove andiamo, di qua?», mascherando con l'orgoglio la paura che in fondo in fondo le sta crescendo. Mantiene l'ironia però quando mi avvicino e le chiedo da dove viene. «Da Napoli, bella Napoli, vero?», e intanto, mentre mi svela le sue vere origini africane, si toglie gli orecchini: «questa bigiotteria non mi serve più, stasera».

Due metri più distante due ragazzini italiani, con il loro banchetto in tutto e per tutto uguale agli altri. Devono sbaraccare anche loro, ma gli agenti usano maniere molto più educate. Non li tengono per le braccia, non gli ammassano la merce. La ragazza raduna le poche cose che avevano in vendita. Lui è allibito, terrorizzato, e inizia a parlare nervosamente: «ve lo giuro, è la prima volta che vengo, lasciatemi andare». «Se prendiamo loro dobbiamo prendere anche voi», risponde un agente. Ma alla fine non sarà così. Il ragazzo si dispera, «sono di Roma, non posso credere che mi trattiate allo stesso modo che a quelli lì». Evidentemente è un discorso convincente. Si avvicina un signore in borghese che è lì a dirigere l´intera operazione. «Dottò, Capitano, Maresciallo, giuro che non lo farò mai più…». Si sbraccia, sembra un bambino appena messo in punizione dalla mamma. L'uomo in borghese si mostra irremovibile, ma si capisce subito che vuole solo dargli una lezione, e appena gli altri fermati – 7 persone, tutte straniere - non sono più a vista, lo lascia andare.

A operazione conclusa vado dal signore in borghese, mi presento, «sono un giornalista e ho assistito alla scena. Perché avete fermato solo gli stranieri?», chiedo. La risposta è eloquente. «Portatelo via, identificatelo, e controllate - aggiunge guardandomi negli occhi - perché ha l´alito che puzza di birra». Già, la birra che stavo bevendo prima, e che mi è andata di traverso con tutto quello che succedeva. Per fortuna non è ancora reato, comunque. Mi portano in due verso il ducato dove sono radunati gli stranieri, tenendomi strette le mani sulle braccia. Non mi era mai successo, prima, ed è una sensazione davvero sgradevole. «Questo per adesso è nell'elenco dei fermati» dice l'uomo alla mia destra, anche lui in borghese, ad un collega. Spalle alla camionetta, mani fuori dalle tasche, cellulare sequestrato. «Perché avete fermato solo gli stranieri?». L´uomo con la polo rosa, quello che mi stringeva da destra, mi risponde, anche se - dice - non sarebbe tenuto: «perché questi sono tutti irregolari». Balle, ho visto con i miei occhi la donna togolese dare il proprio permesso di soggiorno al poliziotto, prima. Ma non mi aspettavo certo una risposta veritiera. «Certo che non avevi proprio nient'altro di meglio da fare», dice con sprezzo uno degli agenti. «Ho fatto una domanda, voglio una risposta». L'uomo in rosa, che ha la mia carta d'identità e sta scandendo il mio nome per radio si gira verso di me, «hai finito di parlare?» grida. A quanto pare anche rispondere alle domande costituisce un grave errore, e infatti un terzo poliziotto, defilato fino a poco prima si indirizza a me dicendo «guarda che a fare così peggiori solo la tua situazione». Chiedo di sapere i loro nomi e gradi, come avevo fatto già con l'uomo in borghese al principio, convinto che per legge sia un loro dovere identificarsi. Un altro poliziotto - ma quanti ne ho attorno, quattro, cinque? - mi da la sua versione della legge. «Vedi qual è la differenza, è che io posso chiederti come ti chiami e tu non puoi chiedermi niente, chi comanda sono io». Un suo collega aggiunge: «certo, se lo vuoi mettere per iscritto è diverso, ma non te lo consiglio, la cosa si farebbe piuttosto scomoda». La minaccia mancava, in effetti. Interrompe la discussione l´uomo in rosa. «Luca!», e con la mano mi fa cenno di andare da lui. «Vuoi andare?» «Voglio una risposta alla mia domanda», insisto. «Non hai capito – si spiega - hai voglia di chiuderla qui questa storia o no?». «Non sono stupido, so quello che mi sta dicendo, ma io voglio la mia risposta».

Mi accompagna lontano dal furgone, in piazza Trilussa. Davanti a me l'uomo che comanda l'operazione, quello dell'alito puzzolente. Mi chiedo se tornare da lui, ma mi rendo conto che nel gioco del muro contro muro il suo è molto più duro. Aspetto ancora in piazza, osservo l'operazione concludersi, fino all´istante i cui gli immigrati vengono caricati sul furgone che si mischia al traffico del lungotevere. Non c'è altro da fare, questa sera, se non raccontare in giro quello che ho visto. Questa triste deriva, quest'inverno italiano che avanza. Oggi inizia l´estate. Evviva.

mercoledì 23 luglio 2008

ZooTG

Sono tornato ieri notte dopo (solo) cinque giorni a Barcellona durante i quali dell'Italia non ho saputo assolutamente niente. Così, visto che oggi all'ora di pranzo ero a casa, ho acceso la tv mentre andava in onda il TG2.

Ho beccato, di seguito, tre servizi diversi su:

- una tartaruga ascetica delle Galapagos che a 190 anni non vuole più saperne di trombare e vuol essere lasciata in pace con la sua pipa e i Saggi di Montaigne;
- dei cani tenuti prigionieri in un appartamento dalla Crudelia De Mon di turno; intervistati, hanno gentilmente azzannato il polso del giornalista e pisciato sulle ruote della sua macchina;
- uno scimpanzè ribelle che non so dove ha fatto un casino della madonna, salendo su un tetto e chiedendo come contropartita per smetterla un mojito, un aereo per Cuba e due puttane.

Giuro.

Per un momento ho pensato di essere finito casualmente su un canale satellitare dove ritrasmettevano i Muppets.

Poi mi sono ricordato che ero semplicemente tornato in Italia.

mercoledì 16 luglio 2008

Anche Bill Gates contro i Padani!

Il silenzioso boicottaggio della Microsoft ai danni dell’identità Padana

ORIO AL SERIO (BG). Chi, fra i nostri molti denigratori (molti nemici, molto onore dicono i nostri vicini di Casa, o di Popolo, non ci capiamo una mazza nemmeno noi) conserva l’immagine del padano rozzo e ignorante, non immagina quanto questi sia invece all’avanguardia nella tecnica e nel suo settore di punta, l’informatica. Internet è ormai parte della vita del padano medio, metropolitano e non: la casalinga smemorata consulta google per la ricetta della polenta taragna, la tumultuosa intellighenzia padana scandaglia la rete alla ricerca dei numerosi avvenimenti culturali sparsi per le nostre terre, dalla Festa del Prosciutto di S. Daniele del Friuli a quella del Radicchio di Oderzo. Il commercialista padano vi trova tutti i trucchi per l’evasione fiscale e dei contributi ai lavoratori immigrati che infestano le nostre valli. Il giovane padano, invece, può tranquillamente ammazzarsi di seghe tra un sito porno e l’altro.

Eppure, proprio la maggior multinazionale dell’informatica si rivela - oltre che ingenerosamente ingiusta verso i suoi affezionati utenti del nord - un insospettato avversario in più della nostra causa. Asservita, come tutte le grandi multinazionali, al partito trasversale del relativismo, del multiculturalismo, alla lobby omosessuale, filoaraba e comunista, la società di Bill Gates disconosce subdolamente l’identità del nostro Popolo. Avete mai provato a digitare “Padania” utilizzando il Word del vostro computer? Una sottolineatura rossa (sempre loro…) apparirà, fastidiosa come una macchia di ragù sulla tovaglia buona della domenica. Ebbene sì: Microsoft si rifiuta di riconoscere l’identità del nostro Popolo non includendo il termine nel dizionario.

Una petizione di protesta, firmata da Umberto Bossi, Roberto Calderoli, Roberto Castelli, Roberto Maroni, Gilberto Roberto e Alberto Berto partirà ufficialmente non appena scopriranno dove cazzo si trova Redmond. Manifestazioni spontanee di boicottaggio dei prodotti dell’azienda americana sono già scattate. Si pensa di installare Linux in tutti gli uffici della Lega, anche se a molti avere il simpatico d.j. sempre tra le balle non convince ancora del tutto. Qualcuno preferirebbe installare Amadeus.

lunedì 14 luglio 2008

La Padania è solidale

Inizia la campagna “Quest’estate adotta un Padano!”

RIMINI. Non è vero che noi Padani arricchendoci siamo diventati egoisti, razzisti, bigotti, ignoranti, cafoni e orgogliosi di esserlo: lo siamo sempre stati! Ma sotto l’apparente cappa di indifferenza e sguardo catatonico da una vita spesa a guardare Mike Bongiorno batte un cuore grande e verde come quello di un Visitor. Per questo, con l’estate alle porte e il riproporsi del problema della solitudine, "La Padania" lancia la campagna “Adotta un Padano!”.

È risaputo che le nostre genti lavoratrici, col sopraggiungere della canicola, abbandonano le loro ridenti valli e si riversano, se prima di arrivare non si stampano col gippone a 200 all’ora contro un platano, sulla costa romagnola, dove sono pronti a riceverle una fiumana di extasi, cocaina e puttane di dubbia provenienza. Avrei dovuto mettere un punto mezzora fa. E il nonno lasciato solo nella villetta in Val Brembana con tutte le bande di albanesi che scorrazzano libere? E il manager di Tradate abbandonato dalla moglie giusto prima delle vacanze per uno spogliarellista di Trezzano sul Naviglio? A loro e ad altri casi comuni come questi si rivolge la nostra campagna estiva. Per chi pensa “ho già due cani e una tartaruga” oppure “il pappagallo tropicale ricordo della vacanza alle Maldive rompe già anche troppo i coglioni”, sappia che: 1. il padano non dà troppi problemi per mangiare, in quanto la dieta del 90% dei padani è costituita dalla sana e nostrana polenta taragna; il restante 10%, che ha viaggiato e conosce il mondo, mangia invece “soufflé avec farine de maïs, fromage et beurre“ che poi è sempre la polenta taragna ma in francese e un po’ paraculo. 2. per comprendere il padano bisogna rinunciare a capire alcune insondabili contraddizioni interne in cui si dibatte: è ultraconservatore cattolico ma a favore della pena di morte; è ultraliberista in economia ma vuole i dazi contro la Cina; è ultrarazzista ma non disdegna la prostituta extracomunitaria; Roma ladrona! ma non ha mai pagato una lira di tasse. Se si sorvola su questi particolari insignificanti e si sposta la conversazione su: che tette ha la Canalis, oppure sviluppi nella relazione Vieri / Velina Mora (la Canalis), oppure è meglio la Canalis o la Corvaglia (l’eterna lotta mora / bionda), allora le vostre notti in taverna in compagnia del nuovo ospite saranno gradevoli e amene.*

Inviare richiesta di adozione temporanea a: www.adottaunpadano.òstrega

* Lo so che le veline non sono più quelle ma avevo scritto 'ste righe tempo fa. E comunque non fa differenza, la "velina" è una funzione, nel senso proppiano dell'analisi del racconto, cioè una specie di cassa vuota che poi si riempie con un nome a cui è assegnata sempre quell'attività. Adesso non chiedetemi in cosa consiste la funzione "velina" perché non riuscirei a non essere volgare. Si dice che a Propp sia venuta in mente la "cassa vuota" proprio quando scoprì la funzione "velina" (la 32ª funzione, non inclusa in nessuna edizione della Morfologia della fiaba, me l'ha rivelato il pronipote).

martedì 8 luglio 2008

I can't escape my birthday

È un mistero che accanto ai Joy Division e ai (primi) Cure non si ricordino i Sound fra i giganti del passaggio Punk -> Dark -> New Wave di fine anni '70, primi '80.

Ascoltatevi "I Can't Escape Myself" da Jeopardy (1980).


p.s. oggi è il mio compleanno.


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