Vanessa Valentine scrive nel suo post più recente:
"Stamattina ho avuto la conferma di un sospetto che mi rodeva da tempo: la laurea a suo tempo conquistata nel prestigioso ateneo patavino l'ho avuta grazie ai punti Barilla.
Un piacente ragazzo (inglese, scozzese, mah) mi ha fermata, in piazza. Le sue parole sono state: are you a local?, e cioè se ero del posto. Ma il mio torpido cervellino ha capito "are you a locker?", e cioè se ero un armadietto, domanda che mi ha effettivamente spiazzato, anche perché non somiglio affatto ad un armadietto... il mio sguardo lo ha convinto a rifarmi la domanda chiedendomi se ero di lì, al che ho entusiasticamente annuito. Cercava un internet point, e l'ho aiutato dicendo che non ne avevo assolutamente idea ma che poteva provare in centro.
Me lo immagino ancora vagante, mentre cerca di contattare la famiglia o gli amici, e probabilmente da Mestre non se ne andrà mai più."
E così mi ha fatto venire in mente un aneddoto simile che mi è capitato l'unica volta che sono andato a New York. Era il 1999. O il 2000. Comunque c'erano ancora le Torri, perché ho delle foto scattate da là in cima. Insomma, c'è questo amico mio italoamericano che ha uno zio sacerdote, e che allora amministrava il culto una popolosa parrocchia di Brooklyn. Così una domenica mi ha portato a messa da lui, niente a che a vedere con i soporiferi riti nostrani in chiese mezze vuote e dall'età media di ottantacinque anni, ma fedeli variopinti e multicolori, contaminazioni gospel, saltilbanchi, mangiafuoco, ecc. Più o meno dài. Poi arriva il momento dello scambiatevi un segno di pace, e la gente comincia scambiarsi strette di mano e a dire l'uno all'altro che la pace sia con te, peace be with you in inglese, solo che io, non so perché, probabilmente perché tra due ipotesi una delle quali è strampalata io scelgo sempre quella, capisco pleased to meet you e mi stupisco e mi dico ma guarda un po' che bello che tutti si dicano piacere di conoscerti, mi piace 'sta cosa, e allora via anch'io a dire a tutti pleased to meet you oppure anche me too, per variare. Non ho mai saputo se mi capivano e facevano finta di niente, nella spensieratezza del momento. Di ritorno, in macchina, gliel'ho fatta notare la differenza al mio amico, che mi ha preso per il culo per tutto il soggiorno.
Peace be with you.
"Stamattina ho avuto la conferma di un sospetto che mi rodeva da tempo: la laurea a suo tempo conquistata nel prestigioso ateneo patavino l'ho avuta grazie ai punti Barilla.
Un piacente ragazzo (inglese, scozzese, mah) mi ha fermata, in piazza. Le sue parole sono state: are you a local?, e cioè se ero del posto. Ma il mio torpido cervellino ha capito "are you a locker?", e cioè se ero un armadietto, domanda che mi ha effettivamente spiazzato, anche perché non somiglio affatto ad un armadietto... il mio sguardo lo ha convinto a rifarmi la domanda chiedendomi se ero di lì, al che ho entusiasticamente annuito. Cercava un internet point, e l'ho aiutato dicendo che non ne avevo assolutamente idea ma che poteva provare in centro.
Me lo immagino ancora vagante, mentre cerca di contattare la famiglia o gli amici, e probabilmente da Mestre non se ne andrà mai più."
E così mi ha fatto venire in mente un aneddoto simile che mi è capitato l'unica volta che sono andato a New York. Era il 1999. O il 2000. Comunque c'erano ancora le Torri, perché ho delle foto scattate da là in cima. Insomma, c'è questo amico mio italoamericano che ha uno zio sacerdote, e che allora amministrava il culto una popolosa parrocchia di Brooklyn. Così una domenica mi ha portato a messa da lui, niente a che a vedere con i soporiferi riti nostrani in chiese mezze vuote e dall'età media di ottantacinque anni, ma fedeli variopinti e multicolori, contaminazioni gospel, saltilbanchi, mangiafuoco, ecc. Più o meno dài. Poi arriva il momento dello scambiatevi un segno di pace, e la gente comincia scambiarsi strette di mano e a dire l'uno all'altro che la pace sia con te, peace be with you in inglese, solo che io, non so perché, probabilmente perché tra due ipotesi una delle quali è strampalata io scelgo sempre quella, capisco pleased to meet you e mi stupisco e mi dico ma guarda un po' che bello che tutti si dicano piacere di conoscerti, mi piace 'sta cosa, e allora via anch'io a dire a tutti pleased to meet you oppure anche me too, per variare. Non ho mai saputo se mi capivano e facevano finta di niente, nella spensieratezza del momento. Di ritorno, in macchina, gliel'ho fatta notare la differenza al mio amico, che mi ha preso per il culo per tutto il soggiorno.
Peace be with you.