soglia di attenzione

venerdì 17 aprile 2009

s|a 2.0

Avviso ai naviganti: s|a su blogger va in pensione e passa a wordpress.

In puero veritas

Spesso accompagnavo mia madre dal parrucchiere. «Che vuoi fare da grande?», mi chiedevano le signore; e io rispondevo: «Voglio andare in pensione». La mia risposta aveva una spiegazione. Quando facevo i castelli di sabbia nel parco vedevo degli individui nervosi con una borsa in mano che correvano a prendere degli autobus affollati; allora chiedevo alla mamma: «Che fanno?», e lei: «Vanno a lavorare». Vidi anche un signore anziano che sedeva tranquillamente su una panchina a godersi il sole, e domandai: «E lui, che ci fa qui?» - «È in pensione»: beh, da quella volta la pensione mi apparve dotata di notevoli attrattive.

P. K. Feyerabend, Ammazzando il tempo. Un'autobiografia

sabato 11 aprile 2009

Amicizie

Ciao Cris,
ho ricevuto il ciddì, che figata, e pure l’immagine sul disco! A dire il vero non è che lo stessi aspettando da quando mi hai detto che me l’avresti mandato, no, ma va, non è mica che tutte le mattine e tutte le sere da un mese a ‘sta parte, quando uscivo o rientravo a casa, io guardassi nell’abisso senza fondo della mia echeggiante vuoto cassetta della posta, restando a volte incastrato con la testa come Charlie Brown quando aspetta le valentine, e non è che allora mi allontanassi sconsolato perché la mia giornata già non mi avrebbe offerto nulla di nuovo ma solo la tragica ripetizione dell’uguale, delle abitudini usurate, se uscivo, o un triste ritorno in un freddo monolocale silenzioso perché non avevo voglia di mettere dischi mille volte ascoltati davanti a un freddo piatto di asparagi con la maionese (eh, lo so, ce la metto dappertutto, cazzo vuoi?!), ricevendo così l’ennesima conferma che la vita è dolore, sangue e lacrime, o pessimismo e fastidio, per citare un pensatore contemporaneo, peccato però, è proprio un peccato che non possiamo fare a meno di forgiare senza sosta illusioni che poi verranno puntualmente travolte dall’espresso Milano-Venezia delle 14:27, il quale nemmeno si accorgerà che le ha travolte e proseguirà imperterrito col suo ritardo di 1 h. e 25 minuti, lasciandoci basiti cercando di capire cosa vuol dire basiti, e nel frattempo anche noi adesso siamo in ritardo e ci tocca correre senza pensare a quello che ci è appena successo, alla prospettiva allungata della cassetta delle lettere che cela un fondo oscuro e invisibile, di cui non si vede la fine tanto che viene voglia di inserire la mano nel pertugio (ha ha ha ha ha, pertugio, ma che cazzo di lingua è l’italiano?) se non fosse che abbiamo visto troppi film dell’orrore e chi sarebbe così pazzo da inserire la mano nel pertugio (ha ha ha…) nero senza fondo, eppure una strana forza ci spinge a farlo, abbiamo anche dimenticato la chiavetta e c’è il rischio di rimanere pure incastrati, incastrati con la mano in un buco tenebroso non sappiamo se così vuoto che ci inghiottirà o pieno di chissà cosa che ci inghiottirà, magari è una prova come quella di Dune e solo una vergine illibata può uscirne viva, tu dirai allora ne uscirai vivo, embè che c’è, siamo in molti sai a riservarci per il magico momento della copula post nuziale, ammazzandoci nel frattempo di pornazzi e seghe a cremagliera, e caricandoci di un’ansia da prestazione che neanche Sergeij Bubka nel famoso duello con Tierry Vigneron nella finale dei campionati mondiali di atletica di Roma dell’84, tanto che nella maggior parte dei casi l’eiaculazione avviene in 12 secondi netti lasciando la coppia interdetta e a volte mandando all’aria il matrimonio celebrato con gran dispendio di soldi e sorrisi solo qualche ora prima, ma dov’ero rimasto, ah sì, fermo in stazione perché ho perso il treno per rovistare nel pertugio (…) abitato dalle grida dei mostri della solitudine e dal silenzio squarciato solo dall’eco delle grida dei mostri della solitudine e dal silenzio squarciato solo dall’eco delle grida dei mostri della solitudine e dal silenzio squarciato solo.

Ste

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Ciao Stè,
che ficata, sono tornato punk per tre giorni! No vabbè e che sono andato a Londra in compagnia di Sim e Michele "Lu Pank!" (con cui ho condiviso buona parte della mia turbolenta adolescenza). Non ti parlerò dei cd (45 giri, 33 giri, spillette, toppe inneggianti ad usi e costumi anarchici) che abbiamo acquistato per non dilungarmi. Ti dirò soltanto che il titolare di "Rough Trade" ci ha consegnato le chiavi della città durante una solenne cerimonia tenutasi in Talbot Street. Al posto delle abituali veline c'erano due indolenti ragazzette in Dr. Martens e calze a rete che sputavano sul pubblico mettendo in bella mostra l'irriverente dito medio.
Se ti comporti bene ti faccio vedere "il filmino".

Spero che il ciddì sia di tuo gradimento vecchio mutandone! Adesso devo mettermi a lavorare però...non è che posso stare qui...insomma hai capito. Hai capito?
Prevedo una nuova compilazione a breve, forse : )

Cris

venerdì 10 aprile 2009

Mass Merda *

Io se fossi Dio maledirei per primi i giornalisti e specialmente tutti
Che certamente non sono brave persone
E dove cogli, cogli sempre bene.
Signori giornalisti, avete troppa sete
E non sapete approfittare della libertà che avete
Avete ancora la libertà di pensare, ma quello non lo fate
E in cambio pretendete
La libertà di scrivere
E di fotografare.
Immagini geniali e interessanti
Di presidenti solidali e di mamme piangenti
E in questo mondo pieno di sgomento
Come siete coraggiosi, voi che vi buttate senza tremare un momento:
Cannibali, necrofili, deamicisiani, astuti
E si direbbe proprio compiaciuti
Voi vi buttate sul disastro umano
Col gusto della lacrima
In primo piano.
Si, vabbè, lo ammetto
La scomparsa totale della stampa sarebbe forse una follia
Ma io se fossi Dio di fronte a tanta deficienza
Non avrei certo la superstizione
Della democrazia.

Io se fossi Dio di Giorgio Gaber - 1980


Sitografia
- il TG1 si vanta al bar
- Matrix: le domande di Lella Volta
- Porta a Porta: no comment

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* Il titolo è quello di una rubrica di Giornalettismo.

giovedì 9 aprile 2009

Alla scoperta dei copechi (parte 1)

Un breve inciso contenuto nella nota del post Umorismo calmucco, la frase in cui si alludeva alla saudade dei calmucchi seconda solo a quella dei copechi, ha scatenato la vibrata protesta del governo brasiliano, che ne rivendica il monopolio allegando un corposo dossier che prova come, in effetti, combinando le parole "saudade", "tristeza", "sozinho"* e "Gilberto"** si ottengano il 97% dei testi delle bossanova.

Ma un sentimento irrazionale come il patriottismo non può inficiare i freddi dati scientifici dell'antropologia e la classifica della saudade (nelle sue declinazioni che possono andare dalla tristeza alla depressão al pesimismu cosmicu) resta la seguente:
1. Copechi
2. Calmucchi
3. Brasiliani***

Un dato curioso è quello dell'Italia: dei 192 paesi iscritti all'ONU, è al quinto posto se si considera parte della popolazione Marco Masini:

3. Brasile
4. Portogallo
5. Italia + Marco Masini
6. Transilvania

Scende invece al 151º posto senza:

150. Paperopoli
151. Italia - Marco Masini
152. Bora Bora
153. Acquafun
...
192. Boschetto della mia fantasia

Dato che sono arrivate migliaia di mail in redazione, curiose di un popolo con mia grande sorpresa sconosciuto, inauguriamo qui una rubrica periodica di cultura copeca, convinti in questo modo di contribuire all'amicizia e conoscenza fra i popoli.

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* Vuol dire "solo".
** Come autore. Gilberto, non a caso, significa "homem muito triste e sozinho".

*** Inoltre, e a scapito delle pretese brasiliane di primato nella saudade, è noto a tutti che in Brasile esiste un rituale capace di dissipare la saudade in pochi secondi: si formi una fila di persone e ognuno appoggi le mani sulle spalle o sui fianchi (nel caso di maschio con davanti femmina) della persona successiva; si faccia poi partire il cosiddetto "trenino", muovendosi sgangheratamente e con sorriso da ebete, ma soprattutto cantando il famoso mantra: eehh meu amigo charlie, charlie brown, a-e-i-o-u-ipsilón. Ad libitum e per non meno di due ore e mezza.

lunedì 30 marzo 2009

Io amo le Ferrovie dello Stato

Non so se sia stata una vendetta da parte delle Ferrovie dello Stato, che Dio le stramaledica da qui all'Eternità, per le mie non troppo lusighiere opinioni espresse in post precedenti sullo stato delle Ferrovie dello Stato, che Dio le stramaledica da qui all'Eternità. Fatto sta che oggi le care Ferrovie dello Stato, che Dio le stramaledica da qui all'Eternità, mi hanno riportato ai bei tempi in cui, quand'ero ggiovane, giocavo a tennis, amatorialmente s'intende, e tale sport mi stimolava delle variazioni davvero notevoli sul tema della bestemmia. Allora, dovete sapere che il quotidiano El País ha promosso anni fa, a distanza di tempo, due raccolte di film dal titolo "Un País de Cine" e "Un País de Cine 2", entrambe composte da 45 dvd a cadenza settimanale, il meglio del cinema spagnolo, con molti classici anche difficili da trovare. Ora c'era questo tizio delle Canarie che su eBay vendeva tutta la prima collezione a 70 euro. Stavo seguendo l'asta, avevo fatto la prima offerta. L'asta scadeva oggi alle 21.10. Gli avevo anche scritto che mi assentavo fino a quasi le nove, male che andasse, per andare a lavorare ma che poi mi sarei collegato prima che scadesse il tempo per eventualmente rilanciare. Non avevo contato con le Ferrovie dello Stato, che Dio le stramaledica da qui all'Eternità. Di solito prendo il treno a Udine alle 18.07 che arriva a Venezia alle 19.56. Cerco di prendere quello perché quello successivo, che parte solo 22 minuti dopo, ci mette però quasi mezz'ora in più ed è inoltre una vergogna di treno la cui caratteristica distintiva è di soffiare dal condizionatore aria a temperatura da geiser, dentro si sta male dal caldo, ve lo giuro sulla testa delle Ferrovie dello Stato, che Dio le stramaledica da qui all'Eternità. Purtroppo sapevo che oggi non sarei riuscito a prendere quello prima, ma anche con il cesso di treno seguente potevo riuscire a tornare in tempo utile.
Sì, ciao.
Partiamo alle 18.29 e dopo qualche minuto viaggiamo a finestrini aperti, con la bella sensazione del geiser di aria bollente che esce dall'alto scontrandosi con l'aria fresca dal di fuori, microclima sufficiente a stroncare qualunque essere vivente nello spazio di dieci minuti, anche perché è il più adatto alla formazione dei famosi tornado, che non escludo di vedere all'interno dello scompartimento nei prossimi giorni, magari portandosi via qualche stronzo maleducato. Oggi però sono stoico e pur con il rumore assordante della carrozza dai finestrini aperti, pur con il lato sinistro ghiacciato e quello destro cotto, non facendo troppo caso ai passeggeri che ogni tanto vengono risucchiati dalle turbolenze e scaraventati sui binari, me ne sto con le cuffiette attaccate al mac ascoltando la colonna sonora di Into the Wild e traducendo allo spagnolo un articolo sulla guerra civile. Poi comincia l'abisso. Ci fermiamo. Non so dove. Non so per quanto tempo. Passa un controllore trafelato: "ritardo imprecisato", "problemi tecnici", "le cavallette". Gente affacciata ai finestrini. Qualcuno comincia il suo eterodosso rosario. Poi ci muoviamo, ma lenti, molto lenti. Una fermata. Altra lunga sosta per passaggio a livello secondo me inesistente. Mi viene da urlare, "Oh, casellante, quanti ne passano?"*. Alla fermata successiva, il coup de théâtre, tutti giù per terra, si cambia treno. Applausi scroscianti. Arrivo alla stazione di Venezia delle Ferrovie dello Stato, che Dio le stramaledica da qui all'Eternità, quasi alle 21.30, a casa dieci minuti dopo. Apro il mac, mi collego, l'asta è chiusa, l'ho persa. Qualcuno si è portato via i miei 45 dvd a 73 euro e 50, che Dio ti stramaledica da qui all'Eternità, te e le Ferrovie dello Stato.

sabato 28 marzo 2009

Lezione di retorica: la sineddoche, ovvero la parte per il tutto

Totò: Teresa, qui c'è Ignazio e Ignazio fa su serio. Hai ricevuto il biglietto del riscatto?

Teresa: Sì sì, l'ho ricevuto, ma sai, chissà dov'è andato a finire, l'ho strappato, sta nel cestino delle carte.

Totò: Teresina, lasciami parlare! Se non ti sbrighi un giorno di questi ti arriverà a casa un orecchio. Quell'orecchio sono io, in persona.


Da Totò, Peppino e i fuorilegge. Telefonata tra Totò, rapito dal bandito Ignazio il Torchio, e la moglie Teresa (Titina de Filippo), che non crede al rapimento perché pochi giorni prima il marito, coadiuvato da Peppino, ne aveva simulato uno per andare a Roma col compare a divertirsi, con i soldi del riscatto, alla faccia dell'avarissima moglie.


giovedì 26 marzo 2009

Le piccole differenze

"Do you know a funny thing about Europeans? It’s little differences”
John Travolta a Samuel Jackson in Pulp Fiction

Mattina, aspetto che il treno parta da Venezia per Udine, all’improvviso affianca il mio amato regionale da tregenda nientepopodimenoché l’Orient Express, proprio lui sì, esiste ancora e viaggia e si ferma naturalmente a Venezia, noblesse oblige. La Rolls Royce su rotaie trasuda da ogni sbuffo e cigolio un misto di mito e storia allo stesso tempo, bello anche dal di fuori, con quel blu scuro che sembra laccato, le rifiniture dorate così come d’oro sembrano le maniglie del predellino. Dentro, poi, per quello che riesco ad intravedere, molto legno, tende damascate, abat-jours, camerieri in livrea, samovar, bottiglie di champagne esauste nel loro secchiello. Ma questi dettagli sono niente in confronto a quello che uno immagina: indolenza e atmosfere ovattate, donne in vestaglie leggere e dalle spalline cadenti che appaiono e scompaiono misteriosamente nelle cabine, saluti cavallereschi, buongiorno barone Oblomov, buonasera Prospettiva Nevskij, dormito bene Herr Bismark, elementare mio caro Watson, e poi luci soffuse e conversazioni amene ma che si possono rabbuiare all’improvviso per un accenno alla decadenza dei costumi, all’aumento del prezzo del caviale, alla tensione sul confine tra Austria-Ungheria e Serbia. Due binari non si incontrano mai all'infinito e se si incontrano, non si salutano, anche perché in questo caso non è solo una questione di spazio ma di tempo, e il mio viaggia in un presente fatto di plastica, gomma, neon e colori male associati, il parto di uno studio di designer lobotomizzati. Premesso che stavo per salire in prima classe scambiandola per la seconda, cosa che è già di per sé indicativa dello stato delle cose, la seconda poi non si smentisce e mi rassicura con il ritorno dell'uguale: il finestrino dal quale spio gli extraterrestri dell'astronave a fianco è casualmente sbilenco e semiaperto e con la scritta guasto a pennarello bianco sul vetro, quello invece dalla mia parte mostra una vistosa e densa macchia di sebo ad altezza fronte, segno dei sonni agitati del passeggero precedente. Pulisco in qualche modo con la tendina di plastica spargendo il soffritto ben bene sul vetro, poi una signora paffutella, volendo essere buoni, si toglie sbuffante un piumone sintetico sotto il quale c’è una maglia altrettanto sintetica, e allora un sudore fragrante profuma piacevolmente lo scompartimento con effetto soporifero… meno male… mi addormento e sogno, sogno di essere sulla macchina del tempo qui di fianco, sorseggiando un Veuve Clicquot e lanciandomi in un’invettiva contro il nichilismo dei bombaroli anarchici, mentre da una cabina si affaccia una giovane vestale in vestaglia di lino bianco con spallina cadente, l’ho notata la sera prima a cena con i Messerschmitt, quelli degli aerei, è la nota ereditiera boema nonché famosa erotomane, mi fa vieni qua con il ditino, adesso mi dovete scusare però, noblesse oblige.

mercoledì 25 marzo 2009

Delirium tremens avanzatus

Tra le 22.09 e le 23.00 è avvenuto il seguente scambio di sms tra s|a e un caro amico (d'ora in avanti, c|a). Premetto che tra s|a e c|a c'è un'amicizia più che ventennale e cose simili avvengono con il pilota automatico innestato, come Totò e Peppino. Ha cominciato lui, comunque. Il dialogo risulterà abbastanza inintelleggibile ai non veneziani e ai non amici da ventanni dei suddetti, per cui poi aggiungo traduzione e note.

Intanto trascrivo tel quel l'originale:

c|a: Ma ti xe andà a veder el film co michirurc? Che beo casso

s|a: Visto sì, incrèdibol rurc. Anca queo de clint istvud xe beo, Gran Torino

c|a: Infatti so sta indeciso fin l'ultimo su cossa veder. Prox sett tocca a torin

c|a: Perché ne piase tanto sti film co i perdenti? Perché no boldi invesse?

s|a: Sarà l'influensa de fantozzi

c|a: Zio ken... Ecco perché

s|a: Me toca spiegarte tuto.. Xe palese. Cesare Palese

c|a: ..Deto ciaci.. ga vinto eà regata storica, me par. No?

s|a: Bravo, Cesare "Ciaci" Palese, scrittore e regatante, morto suicida x protesta contro le scoretese dei Vignotto

c|a: Parenti dei chinotto, famiglie di spazzini già ubriachi all'alba

s|a: Sti luoghi comuni sui spasini.. Co i xe imbriaghi a volte i se sbaglia e i dixe al barman: dame un vignotto

c|a: Che xe un modo simpatico de farse dar un biccer grando de vin; quel nettare prezioso proveniente daea vigna... Un vignotto, appunto...

s|a: No no, te riva propio un vignotto, xke i xe tanti fradei e i li vende. Ti teo porti a casa e tio metti a vogar

c|a: Come na dinamo... Altro che eolico

s|a: Mi ghe ne gò uno e consuma niente, qualke chinotto la mattina ae 5 (basta no gò + skei)

c|a: Notte. Un piacere parlare con lei. Piacere fantossi

s|a: Piacere pupassi.. Notte vecio

Traduzione e note:

c|a: Ma hai per caso avuto la fortuna di vedere The Wrestler con Mickey Rourke? Che gran pellicola.

s|a: Certo che l'ho visto, l'interpretazione di Rourke è veramente notevole. s|a si trattiene dai commenti sulla "fotografia molto bella". Anche l'ultimo film di Clint Eastwood è sublime.

c|a: Infatti, guarda Mentre gioca con il boa di struzzo, e pronuncia "guarda" con erre moscia non sapevo proprio cosa scegliere. La settimana prossima cercherò a tutti i costi di vedere Gran Torino.

c|a: Ma perché mai ci piaceranno tanto questi film con i perdenti come protagonisti... Perché non Boldi invece, mi domando io.
Guarda perso l'orizzonte.

s|a: Credo sia dovuto all'influenza di Fantozzi
s|a e c|a, già alle superiori, recitavano a memoria intere scene degli immortali capolavori del regista Sergej M. Ejz... ehm, scusate. s|a comunque ha anche letto tutti i libri.

c|a: Perdindirindina, come ho fatto a non pensarci prima. Ecco il motivo!
Ingenuo stupore.

s|a: Devo sempre spiegarti tutto. È palese. Cesare Palese.
E qui il dialogo ha una decisa svolta verso l'assurdo.

c|a: detto "Ciaci", colui che ha pure vinto la Regata Storica, se non erro. Giusto?
In effetti, "Ciaci" è il soprannome di Sergio Tagliapietra, monumento della voga alla veneta e vincitore di una quindicina di Regate Storiche più non so quante Regate di Burano a un remo, uno dei più grandi di tutti i tempi insomma. Da piccolo era lui che ci insegnava a vogare in polisportiva.

s|a: Esatto, Cesare "Ciaci" Palese, il famoso scrittore e regatante, morto purtroppo suicida come protesta per le scorrettezze in gara dei fratelli Vignotto.
Segno dei tempi che cambiano, della fine della cavalleria. I Vignotto sono giovani regatanti dei giorni nostri, provenienti dall'isola di Sant'Erasmo.

c|a: Che immagino parenti dei Chinotto, dinastia di spazzini già ubriachi al sorgere del sole.

s|a: Ma per favore, questi beceri luoghi comuni sugli operatori ecologici! Quando sono ubriachi comunque a volte si confondono e si può udire la seguente frase diretta al barman: Dammi un Vignotto.
A dire il vero, chi scrive, invece, mentre alle 7.15 addentava un croissant e sorbiva un cappuccio, ha visto chiedere da un operatorecologico un China Martini.

c|a: Che è una maniera un po' simpatica e originale di farsi servire un bicchiere grande di vino, di quel prezioso nettare che proviene dalla vigna: un vignotto appunto.

s|a: No no, mi spiace contraddirti, ma ti arriva proprio un Vignotto, perché sono tanti fratelli e quindi li vendono. Te lo porti a casa e lo metti a remare.

c|a: Accipicchia, come una dinamo. Altro che energia eolica!

s|a: Io ne ho uno e non consuma quasi niente, solo qualche chinotto la mattina alle 5. Credo di stare per finire i soldi della scheda telefonica.

c|a: Buonanotte allora, è stato un piacere conversare con lei. Piacere Fantossi*.

s|a: Piacere Pupazzi*. Buonanotte vecchio mio.

* Arcinota gag ripetuta da una vita dai suddetti: allude alla vacanza a Cortina di Fantozzi durante la quale, ad una festa molto chic, gli vengono presentati tutti i produttori di vino - i Gancia, i Folonari ecc. - e lui è costretto ogni volta a brindare perdendo progressivamente compostezza e cominciando a storpiare il suo nome.

mercoledì 18 marzo 2009

Umorismo calmucco

- Gran bella giornata eh.

- Eh già.


Nota per i non pratici di cultura calmucca. I calmucchi sono notoriamente laconici e dopo uno scambio siffatto si allontanano ridendosela sotto i grandi baffi, decisamente soddisfatti e riconciliati, almeno per pochi istanti, con tutto il creato. Ma l'allegria dura poco, perché i calmucchi, si sa, si portano dietro una saudade seconda solo a quella dei copechi. Capisco che l'umorismo calmucco non sia di facile comprensione, ma non per questo bisogna avere una reazione di rifiuto (il più grande scrittore calmucco, Kalmyk Benet, parlava della gente che si difende da ciò che non conosce con il disprezzo), e io stesso solo dopo anni di frequentazione della cultura calmucca e di faticoso studio della sua stramba cosmologia ne ho capito la sottile ironia che si rallegra per le piccole cose, nelle espressioni sibilline e fortemente ellittiche, negli sguardi complici, nell'esternazione compostamente trattenuta. Tale compostezza deve avere ogni tanto uno sfogo, e ciò avviene nel terribile "Carnevale Calmucco", giustamente famoso, in cui i di solito compassati calmucchi si lasciano andare al principale divertimento di tale festa, lo sgambetto, motivo per cui le foto classiche del carnevale mostrano così tante persone distese per terra nei posti più impensati e gli ospedali aumentano le assunzioni di infermieri (con contratti a cottimo, cosa che fa imbestialire il sindacato calmucco e provoca inoltre il grave effetto collaterale di far sí che gli infermieri si trasformino a loro volta in sgambettatori per aumentare lo stipendio).

lunedì 16 marzo 2009

Umorismo turkmeno

- Hai letto l'Anatomia della melancolia di Richard Burton?

- Quello da cui hanno tratto il film con Liz Taylor immagino.
.

domenica 8 marzo 2009

Umorismo ungherese

Una storiella ungherese racconta di due alpinisti che si perdono tra le montagne. Uno di essi ha una mappa, la estrae dalla sacca e la consulta. Dopo un po' dice al compagno: "Siamo su quella montagna laggiù".

F. La Cecla, Perdersi. L'uomo senza ambiente, Laterza, p. 10

venerdì 6 marzo 2009

misantrenìa

È veramente incredibile il livello di imbecillità associato a maleducazione che si incontra ormai in giro. Una piaga che è accompagnata dall'assoluta ignoranza dell'altro. Esiste davvero solo l'io, una bolla trasparente (perché tutto è trasparente ora) ma corrazzata e che avvolge la persona, mostrando e al tempo stesso proteggendo il nulla da chi a quel nulla vorrebbe ogni tanto fare una timida critica. Il pendolarismo sugli sgangherati treni delle nostre ferrovie offre la più ampia casistica. Un ragazzo entra nello scompartimento in cui siedo, di ritorno dal lavoro, mezzo abbioccato e con addosso le cuffiette del lettore mp3. Ascolto musica sia perché sono troppo stanco per leggere, sia per coprire il rumore da ferriera dell'Ottocento all'interno delle carrozze, dai cui condizionatori esce una frizzante aria fresca e le cui poltrone sono di una sporcizia immonda. Anche perché, vedi incipit, il novanta per cento dei ragazzini, ma non solo, appoggia le scarpe sui sedili di fronte in maniera sistematica non appena prende posto. Ad un certo punto sento delle interferenze in cuffia che non appartengono alle canzoni. Me le tolgo un attimo e scopro che il tipo che è entrato e che si è seduto due file più avanti, ha acceso il computer e si è messo a guardare un film o qualunque cosa sia a volume da salotto di casa e con impianto a effetto surround. Lo guardo allibito più volte. Non fa una piega. Forse è allibito anche lui perché lo fisso. Mi giro indietro in cerca di qualche altro segno di stupore ma c'è solo una signora che non contraccambia. Uno degli effetti della pervasività di maleducazione e imbecillità è che ormai ci si vive immersi senza farci troppo caso, un po' come per l'aria che si respira. Mi rimetto le cuffie. Poi decido di rompere i coglioni. Mi tolgo le cuffie e prendo un libro. Lo riguardo con il maggior disprezzo possibile e gli faccio cenno di abbassare. Resta sorpreso, con un'espressione come da: ma pensa te. Il treno si ferma giusto in quel momento in una stazione, lui abbassa il volume. Per circa due minuti. Poi il treno riparte e rialza come se niente fosse, pacifico. C'è solo lui nello scompartimento e al mondo in generale. Prendo le mie cose e cambio scompartimento. L'alternativa era una spranga. Riconosco che, a volte, ho una leggera tendenza alla misantropia. Riconosco pure che, nove volte su dieci, ho ragione a detestare i miei simili e il tempo in cui mi tocca vivere.

venerdì 6 febbraio 2009

Anteprime discografiche

È uscito il nuovo attesissimo singolo di Giusy Ferreri: "Febbraio". Il prossimo invece uscirà ad aprile, con lo spiazzante titolo di "Maggio".

giovedì 5 febbraio 2009

Avvicendamento

Maria de Filippi sarà il prossimo doppiatore di Jack Nicholson, Dustin Hoffman, Al Pacino e Michael Douglas al posto di Giancarlo Giannini.

Disclaimer

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