soglia di attenzione

giovedì 10 gennaio 2008

trappole | trampas

"Tal es la trampa en que acostumbran a caer las familias advenedizas, privadas de visión, que han consumido su existencia con el cuchillo sobre el presupuesto y el tenedor clavado en el ahorro. Cuando llega el momento de invertir sus ahorros, se equivocan, se equivocarán siempre, no en balde han rehusado siempre aprender la ciencia del gastar. Yo no sé [...] si es verdad que el dinero atrae el dinero; pero lo que sí puedo asegurar es que el ahorro atrae la ruina. Y ante tal axioma se comprende que existe un estado de falso bienestar fundado en el ahorro mucho más pernicioso y nocivo que la propia Ruina la cual, como decía el viejo Temístocles, nos preserva siempre de otra mayor." (Juan Benet (1967), Volverás a Región, Barcelona, Destino, 1993, p. 121)

"Tale è la trappola in cui sono solite cadere le famiglie parvenu, prive di visione, che hanno consumato l'esistenza con il coltello sul preventivo e la forchetta piantata sul risparmio. Quando arriva il momento di investire i loro risparmi, si sbagliano, si sbaglieranno sempre, non per niente si sono sempre rifiutate di imparare la scienza dello spendere. Io non so […] se è vero che il denaro attrae il denaro; ma ciò che sì posso assicurare è che il risparmio attrae la rovina. E di fronte a tale assioma si comprende che esiste uno stato di falso benessere fondato sul risparmio molto più pernicioso e nocivo della Rovina stessa la quale, come diceva il vecchio Temistocle, ci preserva sempre da un'altra maggiore." (trad. s|a)


Non vale solo per il denaro, naturalmente. Si riferisce all' apprendimento del rischio, e alla tensione tra trattenere e lasciare. Esiste anche una "città invisibile", Bersabea, in cui gli abitanti "accumulano metalli nobili e pietre rare, rinunciano agli abbandoni effimeri, elaborano forme di composita compostezza" credendo in questo modo di accumulare virtù e felicità e privandosi invece della gioia dell'abbandono, della generosità, dello staccare da sè. Ma la luce arriva a Bersabea da un astro fatto invece di tutte le cose buttate, e le comete nella volta celeste sono mosse dall'energia del "solo atto libero e felice di cui sono capaci gli abitanti di Bersabea, città che solo quando caca non è avara calcolatrice interessata." (Italo Calvino (1972), Le città invisibili, Milano, Mondadori, 1993, p. 112)

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