soglia di attenzione

giovedì 13 marzo 2008

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Ne "La zona fantasma" del 17 febbraio scorso, la rubrica che Javier Marías scrive nel supplemento domenicale de El País, si poteva leggere (traduco):

"Se c'è una cosa che mi sembra spregevole è l'uso dell'anonimato o degli pseudonimi, e questa è una delle ragioni per cui non navigherò mai molto in Internet. Non ho dubbi sulla sua incomparabile utilità per trovare dei dati, ma ogni volta che sono capitato in qualche forum, chat, blog o comunque si chiamino quei cenacoli […], mi sono imbattuto in una tale quantità di pseudonimi sciorinando stupidate e brutalità, che l'impressione che ho avuto è che finirci dentro equivale a entrare in contatto con troppa gente che uno non frequenterebbe mai. Gente spesso codarda, come lo è quella che durante la mia vita mi ha spedito lettere anonime, insultanti o nelle quali mi si accusava di delitti atroci senza che io potessi mai rispondere. È da anni, pertanto, che non apro una lettera senza mittente chiaro. Vanno tutte direttamente alla spazzatura, chiuse come sono arrivate".

s|a, in quanto spazio virtuale e sotto pseudonimo, sente che la riflessione di Marías la riguarda. E farà più attenzione d'ora in avanti - più di quella che di solito cerca di fare - nell'uso della parola. Ma ciò che la riguarda ancor più è nella frase evidenziata. Anche chi scrive ha l'impressione di entrare spesso in contatto con persone con le quali non prenderebbe mai nemmeno un caffè. Persone da evitare nella vita. Ma uno lo sa solo dopo averlo preso il caffè. A meno di non ritornare alla fisiognomica. Cosa che a volte mi solletica (per esempio, non prenderei mai un caffè con Ciarrapico e solamente per la faccia). Tendenzialmente s|a non lo prenderebbe con:

Chi parla senza ascoltare;
Chi parla solo per riempire il silenzio;
Chi tende a non pesare le parole;
Chi crede che sono solo parole;
Chi crede di non aver bisogno di ascoltare;
Chi grida credendo così di aver ragione;
Chi non coltiva il dubbio;
Chi non si lascia convincere del contrario;
Chi è tollerante senza rispetto;
Chi crede che alla fine sono le idee che contano;
Chi di quelle idee è certo;
Chi venera l'idea e passa sopra alla persona;
Chi le usa come una coperta calda o come un macigno;
Chi dice troppo "io";
Chi dice "io sono" senza temere di rimanere fulminato all'istante;
Chi è leghista (lo so, contraddice tutti i precedenti, ma non sono mica S. Francesco, lui con gli animali riusciva a parlarci).

Magari s|a scriverà anche con chi, invece, un caffè lo prende volentieri.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Javier Marías probabilmente è un "arrivato". Come tale, avrà paura di rimettersi continuamente in gioco. Tramite il nick si può godere d'un confronto "alla pari", senza un esito scontato per effetto della diversa posizione nella scala sociale degli individui che intervengono(premi nobel, professori universitari, editorialisti di grido, noti politici, ecc.ecc.). L'anonimato, in realtà, è una foglia di fico, perché i dati sono sempre disponibili tramite il gestore del sito, qualora si trascendano i limiti del civile dialogo.
Alcuni non riescono proprio a rinunciare ai loro "paramenti", perché senza quelli si sentono perduti.
Ciao :-)
(PS: grazie per il link. Ricambio subito)

s|a ha detto...

Sono d'accordo sulla "foglia di fico". Non su tutto il resto riguardo Marías. Parlo dell'opinionista e non del romanziere (fra i Titani della letteratura in circolazione) il quale si mette continuamente in gioco con faccia e firma tutte le settimane e per questo è fra le persone più odiate di Spagna. Dato che lui stesso fa sempre nomi e cognomi se deve dire qualcosa a qualcuno. La sua avversione all'anonimato ha anche radici biografiche: il padre rischiò di essere fucilato durante la Guerra Civile e perse ogni possibilità di continuare a insegnare all'università proprio a causa di una delazione.

Anonimo ha detto...

Temo di essere stato frainteso. Non conosco la persona e l'opera di Javier Marias e, nello specifico, il mio appunto può essere risultato inopportuno. Quello che volevo dire è che,
se sono famoso e importante, difficilmente posso confrontarmi con gli altri - che non siano al mio livello - su un piano leale e paritetico. Di fronte al pubblico, la mia parola varrà sempre qualcosa di più di quella d'un qualsiasi "Joao Ninguem", a prescindere.
Se invece il confronto avviene tra "nick", per chi ti ascolta varrà semplicemente ciò che dici, non quello che sei. Era questo il senso che volevo avesse il mio commento. Conosco molta gente che rifiuterebbe a priori un dialogo così improntato perché, in ogni occasione in cui si trovano in difficoltà dialettica, tentano sempre di far prevalere il famigerato "lei non sa chi sono io", anche se sottinteso.
Ciao :-)

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