soglia di attenzione

venerdì 6 marzo 2009

misantrenìa

È veramente incredibile il livello di imbecillità associato a maleducazione che si incontra ormai in giro. Una piaga che è accompagnata dall'assoluta ignoranza dell'altro. Esiste davvero solo l'io, una bolla trasparente (perché tutto è trasparente ora) ma corrazzata e che avvolge la persona, mostrando e al tempo stesso proteggendo il nulla da chi a quel nulla vorrebbe ogni tanto fare una timida critica. Il pendolarismo sugli sgangherati treni delle nostre ferrovie offre la più ampia casistica. Un ragazzo entra nello scompartimento in cui siedo, di ritorno dal lavoro, mezzo abbioccato e con addosso le cuffiette del lettore mp3. Ascolto musica sia perché sono troppo stanco per leggere, sia per coprire il rumore da ferriera dell'Ottocento all'interno delle carrozze, dai cui condizionatori esce una frizzante aria fresca e le cui poltrone sono di una sporcizia immonda. Anche perché, vedi incipit, il novanta per cento dei ragazzini, ma non solo, appoggia le scarpe sui sedili di fronte in maniera sistematica non appena prende posto. Ad un certo punto sento delle interferenze in cuffia che non appartengono alle canzoni. Me le tolgo un attimo e scopro che il tipo che è entrato e che si è seduto due file più avanti, ha acceso il computer e si è messo a guardare un film o qualunque cosa sia a volume da salotto di casa e con impianto a effetto surround. Lo guardo allibito più volte. Non fa una piega. Forse è allibito anche lui perché lo fisso. Mi giro indietro in cerca di qualche altro segno di stupore ma c'è solo una signora che non contraccambia. Uno degli effetti della pervasività di maleducazione e imbecillità è che ormai ci si vive immersi senza farci troppo caso, un po' come per l'aria che si respira. Mi rimetto le cuffie. Poi decido di rompere i coglioni. Mi tolgo le cuffie e prendo un libro. Lo riguardo con il maggior disprezzo possibile e gli faccio cenno di abbassare. Resta sorpreso, con un'espressione come da: ma pensa te. Il treno si ferma giusto in quel momento in una stazione, lui abbassa il volume. Per circa due minuti. Poi il treno riparte e rialza come se niente fosse, pacifico. C'è solo lui nello scompartimento e al mondo in generale. Prendo le mie cose e cambio scompartimento. L'alternativa era una spranga. Riconosco che, a volte, ho una leggera tendenza alla misantropia. Riconosco pure che, nove volte su dieci, ho ragione a detestare i miei simili e il tempo in cui mi tocca vivere.

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